Vivere sempre in una bolla di sapone ci rende molluschi, non squali.



Oggi la prof ha fatto uno di quei discorsi per cui viene spontaneo battere le mani e sperare che la scuola non fallisca ancora una volta nel suo compito educativo.

Ci insegna infinite nozioni e in questo risponde il più delle volte alla scelta che abbiamo fatto della scuola superiore, ognuno in base alle proprie attitudini. Impariamo a svolgere i logaritmi esponenziali, a coniugare il passato remoto di 'cuocere', l'andamento matematico dell'economia o le declinazioni dei sostantivi tedeschi, ma è raro incontrare quei professori capaci di andare al di là delle informazioni da memorizzare e insegnare piuttosto a vivere.
Perchè alla fin fine è questo quello che serve, sapersi aprire uno strada, uno spiraglio, un varco nell'infinità di attimi che abbiamo a disposizione da quando apriamo gli occhi. Si sceglie, si ride, ci si sposa, si colleziona un'infinità di momenti finchè non si raggiunge l'ultima pagina del libro della vita, ma ci si porta sempre dentro la consapevolezza che la vita non è infinita ma una spasmodica ricerca della felicità. Si arriva ad un certo punto in cui la corsa verso la propria meta diventa l'antibiotico delle sofferenze che la vita ci mette davanti agli occhi e smette di essere il sogno adolescenziale che ci si porta dentro a diciassette anni.

E vivere lo si impara a scuola, quando quei cinque anni rappresentano l'inizio della vita autonoma che si è costretti ad intraprendere una volta adulti quando alzarsi alle 8.30 la mattina non è più obbligatorio salvo per saltarsi la prima ora.
È a scuola che si realizza che la vita è una corsa ad ostacoli che regala solo pochi momenti per riposarsi e riprendere a correre. Si impara a proprie spese che essere responsabili significa incassare un'insufficienza consapevoli di non aver mai aperto libro e che anche scegliere di non andare a scuola costa il rischio di non capire la lezione successiva.

'Perchè come l'atleta ha bisogno di correre giorno dopo giorno per sperare di vincere alle olimpiadi, così ognuno ha bisogno di allenarsi ad essere adulto per esserlo davvero un giorno'.
La scuola, come la famiglia, ha il compito di educare, di condurre cioè mano per mano il cittadino del domani che suo malgrado sarà costretto ad essere autonomo e compagno solo di se stesso. Solo allora apprezzerà l'allenamento fatto quando ancora aveva l'opportunità di un sostegno; perchè i cambiamenti non avvengono mai dall'oggi al domani, hanno bisogno di prove e fallimenti per uscirne più forti, vivere sempre in una bolla di sapone ci rende molluschi, non squali.

-Chiara Manicone

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