L'unico modo per liberarsi di un'abitudine è cedervi

"La mia vita e' monotona. Io do la caccia alle galline, e gli uomini danno la caccia a me. Tutte le galline si assomigliano, e tutti gli uomini si assomigliano. E io mi annoio percio'. Ma se tu mi addomestichi, la mia vita sara' illuminata. Conoscero' un rumore di passi che sara' diverso da tutti gli altri. Gli altri passi mi fanno nascondere sotto terra. Il tuo, mi fara' uscire dalla tana, come una musica."

Il Piccolo Principe e i legami.
Addomesticare. Che parola strana. Antoine l'ha definita 'creare dei legami', un po' quello che il Principe fa con la volpe e che noi facciamo con i cani.


Spontaneità. Magari all'inizio, poi ci si accorge che un qualsiasi rapporto richiede costanza e impegno, proprio come prendersi cura di un cucciolo.

Unicità. Perchè siamo tante anime che si tendono la mano creando un filo invisibile, intangibile, quasi inesistente, sottilissimo e ruvido al tatto perchè si sa, le difficoltà sono tante piccole sporgenze in un sentiero quasi dritto. Poi i due estremi del filo, due cuori che pulsano curiosi dell'altro, di entrarci e scoprire il mondo inaccessibile che è ognuno di noi.

Creare un legame significa farlo nascere dal nulla, non si crea qualcosa che esiste già. Un sorriso, degli occhi curiosi, una mano calma, tutto puó concorrere a far germogliare un bocciolo timido e da preservare perchè anche questo si sa, prima o poi arriva la bufera che lo estirpa. Ma si crea, e finchè è una questione di creazione significa che si è pronti per l'altro e per farlo parte di sè. Sì, tanto da sentirne la mancanza, un tendere troppo il filo senza che si spezzi, l'attimo esatto in cui raggiunge la tensione massima per poi tornare ad essere rilassato.


E poi ci sono i legami più forti, quei fili spessi e ancora più ruvidi, come le spine delle rose più belle.



"Se tu vieni, per esempio, tutti i pomeriggi alle quattro, dalle tre io comincero' ad essere felice.".

Il Piccolo Principe e l'abitudine.
Il sapore amaro viene registrato dal cervello come 'non piacevole', l'odore che pizzica in gola diventa nemico dell'olfatto. L'abitudine poi automatizza i sapori, gli odori, le sensazioni e avvolge la realtà in un grigiore uggioso come quell'umiditá che entra nelle ossa.
La maggior parte delle persone cerca aria di cambiamento e di colori, illudendosi che l'abitudine sia una luce spenta piuttosto che la sicurezza di avercela, una luce.
 
Siamo abituati a pensare che sia qualcosa di negativo, il buio che soffoca i sorrisi piuttosto che la possibilità di far nascere un sorriso che diventi certezza.
Abitudine non è grigiore, non è nebbia. Abitudine è la scelta quotidiana di prendere il caffè al risveglio perchè è uno dei piccoli piaceri della vita, é scegliere di colorare un disegno a matita.

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