Non parlare al conducente?


Il molleggiare delle ruote dell'autobus accompagna il susseguirsi di luci, case, terre in lontananza. Sarà per questo che mi piace.

Sono seduta accanto all'autista quando entra una ragazza che inizia a parlargli di una sua paura. Ha una trentina d'anni e credo qualche ritardo psichico, ma è angosciata al pensiero di perdere il ragazzo che ama. L'autista le risponde di non preoccuparsi perchè solo i nostri angeli custodi sanno come andrà la nostra vita.

Ho sorriso dopo aver sentito una paura tanto normale raccontata in un modo così forte, come se si trattasse di un problema più serio. Lo stesso sorriso che le ho rivolto quando con insistenza diceva di non poterlo perdere perchè con lui stava bene. Una tale ingenuitá che non riconosco più nemmeno nei bambini, abituati a non meravigliarsi nemmeno. In quella ragazza ho visto tutta l'autenticità di sentimenti non nascosti come la gente molto spesso fa, tutta presa dall'apparire con più autocontrollo possibile.
Aveva paura e sembrava sconvolta e rassicurata allo stesso tempo.
Avrei voluto rivolgerle la parola e ascoltare cosa la preoccupava, senza tutti quei veli che appannano la maggior parte delle persone, e magari fare un po' i conti con me stessa.

Adoro parlare con i bambini che hanno la perspicacia che come polvere magica si perde con l'età, con tutti quei perchè mi mettono in una difficoltà tale da sconvolgermi ogni volta. Spesso siamo così certi degli assiomi della nostra vita che perdiamo l'abitudine di meravigliarci delle piccole sensazioni, e per fortuna nel mondo c'è ancora chi per ingenuità o autenticità sa farlo.

'Non parlare al conducente', ho letto appena sono scesa dall'autobus. Mi ha fatto ridere, per fortuna c'è chi a volte mette in crisi la routine persino di un autista abituato a fare all'infinito lo stesso percorso.

-Chiara Manicone



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